Per ambienti moderati si intendono tutti i luoghi di lavoro nei quali non esistono particolari esigenze produttive che, vincolando uno o diversi parametri microclimatici come, ad esempio, umidità relativa, velocità dell’aria, temperatura radiante e resistenza termica del vestiario, impediscono il raggiungimento del confort termico, inteso come lo stato psicofisico nel quale il soggetto esprime soddisfazione verso l’ambiente termico in esame.
Per ambiente severo si intende un luogo di lavoro nel quale specifiche e tassative esigenze produttive (vicinanza a forni, cella frigorifera) o condizioni climatiche esterne (lavorazioni all’aperto, agricoltura, edilizia ecc.), determinano la presenza di parametri termoigrometrici stressanti.
In ambienti severi caldi si riscontra un notevole intervento del nostro sistema di termoregolazione al fine di diminuire l’accumulo di calore nel corpo. Per gli ambienti severi caldi, le norme tecniche di riferimento sono la norma UNI EN ISO 7243 e la norma UNI EN ISO 7933.
Gli ambienti severi freddi si caratterizzano da condizioni che richiedono un sensibile intervento del nostro sistema di termoregolazione per limitare la potenziale ed eccessiva diminuzione della temperatura corporea. Per gli ambienti severi freddi, le norme tecniche di riferimento sono la norma UNI EN ISO 15743 e la norma UNI EN ISO 11079. In particolare quest’ultima normativa propone una metodologia per la valutazione dello stress microclimatico derivante da ambienti severi freddi.
Vediamo quindi un breve estratto del PAF;
1. AMBIENTI MODERATI
Si definiscono ambienti moderati quegli ambienti nei quali non esistono vincoli in grado di pregiudicare il raggiungimento del comfort termico laddove per “comfort termico” si intende lo stato psicofisico nel quale il soggetto esprime soddisfazione verso l’ambiente termico in esame.
Questi ambienti – se permangono i criteri di comfort di seguito discussi – non espongono in genere il lavoratore a rischi per la salute. La norma tecnica di riferimento per la valutazione degli ambienti moderati è la UNI EN ISO 7730:2006: Ergonomia degli ambienti termici – Determinazione analitica e interpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale. Gli indici descritti nella norma tecnica permettono di valutare:
– se il soggetto (nella sua globalità) si trova in una condizione di comfort termico o quanto è distante da quella condizione (indici di comfort globale PMV e PPD); – se esistono delle condizioni termiche locali che possono creare dei discomfort per specifiche parti corporee (discomfort locali).
1.1 Comfort Globale
Gli indici maggiormente utilizzati derivano da un approccio teorico basato sull’applicazione dell’equazione di bilancio termico al corpo umano, cercando di stabilire una relazione tra la sensazione termica ed i 6 parametri fondamentali.
La condizione di benessere microclimatico coincide con la sensazione di neutralità termica (omeotermia = temperatura interna costante). Scostamenti dalla condizione di omeotermia producono sensazioni crescenti di discomfort.
L’indice più utilizzato è il Predicted Mean Vote (PMV) che deriva dagli studi che Ole Fanger (1934 – 2006) condusse nella seconda metà degli anni ‘60.
Fanger creò un modello predittivo confrontando i risultati ottenuti applicando l’equazione di bilancio termico al corpo umano con i voti di sensazione termica ottenuti dal campione di studenti del college che espose in camera climatica per 3 ore, facendogli eseguire attività standardizzate. Gli indici PMV e PPD Il PMV rappresenta il giudizio medio previsto che verrebbe espresso da un ampio gruppo di persone esposte alle medesime condizioni microclimatiche in esame, in una scala di sensazione termica a 7 punti:
+3 molto caldo,
+2 caldo,
+1 leggermente caldo
0 neutro
-1 leggermente freddo
-2 freddo
-3 molto freddo
L’indice PMV è ritenuto un indicatore affidabile quando assume valori compresi nell’intervallo tra -2 e +2.
N.B. al seguente link potete scaricare il PAF completo su cui proseguire la lettura