La Consulenza statistico attuariale dell’Inail ha condotto uno studio che descrive il lavoro notturno in Italia in termini di normativa vigente, di lavoratori occupati e soprattutto di infortuni sul lavoro.
Sono esaminate le denunce (compresi gli eventi mortali) e i casi definiti positivamente avvenuti nel quinquennio 2018-2022, con aggiornamento al 31 ottobre 2023, ultimo disponibile alla stesura del testo. Attraverso la descrizione di molte variabili viene presentato un quadro completo ed esauriente del fenomeno infortunistico, ancora poco analizzato. A completamento, considerazioni sulle differenze rispetto agli infortuni in complesso e sulla rischiosità del lavoro notturno.
Il ricorso al lavoro notturno risponde a bisogni sociali ed essenziali, perché garantisce servizi primari come: la salute con la sanità e i servizi assistenziali, la sicurezza con le forze dell’ordine e la vigilanza, il trasferimento e il reperimento di beni di base col trasporto. Negli anni si sono aggiunte a queste esigenze, anche altre di tipo strettamente economico, legate ai processi industriali a ciclo continuo e alla massimizzazione dell’utilizzo di macchinari che non possono restare fermi perché il riavvio comporterebbe tempo e perdita di materiali o perché il loro costo è molto elevato e per essere ammortizzato è necessario farne un uso ininterrotto.
Il tempo del lavoro si è di conseguenza esteso, dilatandosi nell’arco delle 24 ore, con effetti anche sulla salute e sull’integrità psico-fisica del lavoratore.
In via generale, il lavoratore notturno è colui che svolge normalmente almeno tre ore del suo turno di lavoro in periodo notturno (intervallo di tempo di almeno sette ore che comprende la fascia che va dalla mezzanotte alle 5 del mattino).
È lavoratore notturno, anche colui che svolge nel periodo notturno parte del suo lavoro secondo quanto stabilito dai contratti collettivi (in questo caso le ore minime giornaliere e le giornate annue sono definite dalla contrattazione). In mancanza di una disciplina collettiva, l’attività nel periodo notturno deve essere svolta per almeno tre ore del tempo giornaliero di lavoro e per un minimo di 80 giorni nell’arco dell’anno (riproporzionato nel caso di lavoro part-time).
Fonte: INAIL
N.B. al seguente link è scaricabile il documento ufficiale